Il 27 Maggio, nella sede di Arcoiris ODV ETS a Quartu Sant’Elena, si è tenuta una sfilata di moda curata da due stilisti d’eccezione. Diarra Kouroma e Ebrima Sanneh sono infatti due richiedenti asilo che tramite il progetto “Oltre ogni muro un volto”, guidati dall’Associazione La Matrioska, hanno completato un percorso di formazione sartoriale.
Kouroma e Sanneh e hanno partecipato al progetto della CMV Per e finanziato dalla fondazione Migrantes per un complessivo di 60 ore. Seguiti da una formatrice professionista, i due sarti hanno potuto apprendere diverse tecniche di cucito e combinarle con le loro esperienze e idee pregresse.
Sanneh cuciva ancora prima di arrivare in Italia, sviluppando così una collezione dallo stile sincretico che unisce tecniche e tradizioni. Kouroma é alla sua prima esperienza di cucito e si è detto felice di aver potuto vivere un’esperienza così professionalizzante.
Oltre all’associazione la Matrioska, i due sarti protagonisti hanno potuto contare sul sostegno di numerose realtà locali. Infatti, il progetto ha ricevuto ulteriori finanziamenti dagli alunni dell’Università della Terza Età e da un Liceo di Villacidro. Inoltre, ha potuto contare sull’Associazione Interculturale Arcoiris ODV ETS che ha fornito location e collaborazione e sull’agenzia di eventi Seconda Stella. Partner del progetto anche la comunità Il Sicomoro, la Caritas della Diocesi di Cagliari e il Comune di Quartu Sant’Elena.
Le Wardrobe Collection esclusive create da Diarra Kouroma e Ebrima Sanneh sono disponibili da Urban Pep a Cagliari.
A Cagliari arriva Life ClimAction, un progetto di Legambiente in partenariato con Enel Foundation finanziato dal Programma Life. Fino al dicembre 2023 coinvolgerà la comunità e tutti i portatori di interesse nei piani di rinnovamento energetico europeo.
Martedì 12 aprile si è tenuto l’Infoday sul progetto Life ClimAction proposto da Legambiente e Enel Foundation nel Teatro dei Bambini del Parco di Monte Claro. Legambiente spiega che “Il progetto coinvolgerà cittadini, giovani, popolazione scolastica, amministrazioni e imprese per costruire un nuovo patto di comunità e una nuova consapevolezza collettiva. Vogliamo creare un fronte trasversale e compatto in grado di mettere in campo buone pratiche per contrastare l’emergenza climatica”.
Si parte con gli sportelli energia che verranno allestiti dai circoli locali di Legambiente per incontrare cittadine e cittadini che vogliono informarsi sulle possibilità e le opportunità per ridurre il proprio impatto sul pianeta, ad esempio rendendo la propria abitazione energeticamente efficiente installando pannelli solari e non solo.
Il tema primario dell’incontro ha riguardato le comunità energetiche rinnovabili. Si tratta di un modello altamente sostenibile basato sull’autoproduzione sostenibile di energia elettrica. Ne è un esempio il progetto riguardante Piazza Medaglia Miracolosa a Cagliari. Con la scuola e la piazza che fanno da elementi centrali, i tetti degli edifici circostanti verranno utilizzati per l’installazione di pannelli fotovoltaici ad alta efficienza, rendendo l’isolato autonomo energeticamente. Inoltre, mira al coinvolgimento e alla formazione dei residenti, essenziali nell’attuazione dei piani di rinnovamento. Infatti, Un ClimAction leader potrà reclutare e formare operatori sul territorio. La scelta delle scuole come centro delle comunità energetiche è finanziato anche grazie al progetto NESOI, per l’ottimizzazione energetica delle isole del Mediterraneo.
“Le comunità energetiche sono un modo anche per risparmiare” spiega il professor Emilio Ghiani. “Si tratta di associazioni di cittadini o comunque persone giuridiche che producono e condividono energia da fonte rinnovabile per consumarla localmente. Vogliamo favorire lo scambio di buone pratiche e sistemi di monitoraggio come quello SCADA” continua Ghiani “per monitorare dati, allarmi e flussi energetici in tempo reale. Dotata di app permetterebbe anche ai cittadini di monitorare il consumo energetico e le spese.
Il monitoraggio energetico é importante per l’interezza della Città Metropolitana. Il progetto si propone di portare almeno un quarto degli edifici di Patrimonio a efficientamento energetico entro il 2023. Per raccogliere i dati strutturali necessari, il Comune in partenariato con Fastweb sta costruendo una rete capillare di sensori che monitorano le varianti climatiche, permettendo strategie urbanistiche efficienti e interventi tempestivi.
Life ClimAction si inserisce nell’ottica dell’Agenda 2030 e del Green New Deal. Carovana per il clima, iniziative nelle scuole e per amministrazioni, incontri con la cittadinanza, approfondimenti e orientamento agi studi e al lavoro per i giovani, incontri tra imprenditori per scoprire e condividere buone pratiche sono le strategie adottate per raggiungere gli obiettivi.
Il direttore generale Legambiente, Giorgio Zampetti, ha commentato: «Il cambiamento che dobbiamo affrontare per contrastare la crisi climatica parte anche da noi. La partecipazione attiva delle persone diventa quindi imprescindibile. Senza, non potrà essere altrettanto efficace, perché non in grado di intercettare le criticità e le necessità delle comunità. Per raggiungere questo obiettivo è necessario un nuovo patto che unisca la società civile, le autorità nazionali, regionali, locali, e le imprese, in stretta collaborazione con le istituzioni e gli organi consultivi dell’Ue. E’ da questa esigenza che nasce il progetto Life ClimAction, proprio per costruire e rafforzare questo patto e rendere il percorso di transizione ecologica ed energetica una importante occasione di crescita per l’intera comunità».
In occasione del World Wetlands Day, la giornata mondiale delle zone umide che verrà celebrata il 2 febbraio, la fondazione MEDSEA lancia il concorso sulle zone umide in Sardegna #WWDSardegna per sensibilizzare sul tema dell’ambiente e promuovere habitat preziosi per la loro biodiversità.
Tema di quest’anno è quello di agire per le zone umide, da qui l’hashtag internazionale #ActForWetlands, un appello a investire capitale finanziario, umano e politico nel salvataggio delle zone umide del mondo, evitandone la scomparsa e ripristinando quelle che l’uomo ha degradato.
Dal 2 al 9 febbraio, tutte le foto a tema stagni e lagune di Sardegna postate sui profili pubblici Instagram con l’hashtag #WWDSArdegna e #ActForWetlands e indirizzate a @medsea_foundation, accompagnate da un breve pensiero , verranno selezionate e valutate da una giuria di esperti che sceglierà le migliori sulla base dell’efficacia del messaggio.
In palio dei premi tra cui una GoPro Hero 7 – Action Camera Digitale 4K HD e alcuni kit da “wetlanders”, per esplorare e conoscere meglio questi ambienti naturali e le loro produzioni a cura delle aziende sarde Nieddittas e Riso iFerrari e dell’Associazione fotografi naturalisti della Sardegna (AFNI).
In giuria siederanno le responsabili della comunicazione e marketing Francesca Mattana di Riso iFerrari e Francesca Figus dell’azienda ittica Nieddittas, il coordinatore dell’AFNI Sardegna Gianluca Doa, lo scrittore Fabrizio Caramagna, tra i massimi esperti di aforismi in Italia, e la vicepresidente della fondazione MEDSEA ed economista dell’ambiente, Vania Statzu. L’obiettivo del concorso è quello di accrescere la conoscenza sull’importanza delle zone umide e valorizzare il loro ruolo ai fini di una maggiore tutela e promozione.
In Italia si contano 57 siti designati come Zone Umide di Importanza Internazionale (Siti Ramsar), con una superficie di 73.982 ettari. Di questi, la Sardegna ne conta ben 9, tra cui l’ultimo nato alla foce del Rio Posada: questa peculiarità rende la Sardegna una delle Regioni con più superficie di zone umide RAMSAR in Italia con il 17% della superficie nazionale.
Basti pensare allo Stagno di Cagliari (Santa Gilla) e al Parco Regionale Molentargius-Saline, entrambi siti di importanza internazionale. Sono tra le più importanti aree umide d’Europa, riconosciute negli elenchi ufficiali delle aree umide da sottoporre a tutela: “Siti di Importanza Comunitaria” e “Zone di Protezione Speciale” per l’Unione Europea[6] e “Zona umida di importanza internazionale” ai sensi della convenzione di Ramsar.
La giornata delle zone umide è stata istituita dalla convenzione di Ramsar (Iran) già nel 1971. Il trattato intergovernativo fornisce il quadro guida per la conservazione e l’uso corretto delle zone umide e delle loro risorse, per sensibilizzare sull’importanza di stagni e lagune per il nostro ecosistema. Entrata in vigore nel 1975, la convenzione ha visto quasi il 90% degli Stati membri delle Nazioni Unite da tutto il mondo diventare presto parti contraenti.
Negli ultimi 50 anni si stima che il 35% delle zone umide mondiali siano andate perdute, l’85% negli ultimi 3 secoli. Spesso bonificate e degradate perché ritenute zone malsane e poco attraenti. La scomparsa di questi habitat è tre volte più veloce di quella delle foreste.
Ambienti preziosissimi in grado di mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici in corso, le zone umide costiere proteggono ad esempio dall’impatto delle tempeste marine, sono in grado di raccogliere velocemente le acque alluvionali in caso di piogge estreme e mitigare gli effetti disastrosi per l’uomo. Inoltre, stagni e lagune sono capaci di assorbire e immagazzinare grandi quantità di CO2. Non in ultimo, sono casa per una moltitudine di specie di uccelli, alcune delle quali a rischio estinzione.
La perdita di questi ambienti porta, tra i vari effetti, ad una maggiore esposizione alle inondazioni ed eventi meteorologici estremi, alla perdita di biodiversità del pianeta e all’aumento del carbonio ed emissioni di metano nell’atmosfera.
Crediti:
La Fondazione MEDSEA, con base a Cagliari, lavora per la tutela degli ecosistemi marini e costieri del Mediterraneo e la protezione del patrimonio culturale. Dal 2015 si occupa di numerosi progetti di salvaguardia delle zone umide costiere e riduzione della plastica monouso.
Dopo #salvailsuolo e #salvalacqua il FAI lancia una nuova campagna di sensibilizzazione e attivazione sul tema urgentissimo del cambiamento climatico: #faiperilclima.
Nei Beni, climatologi, geologi, botanici, zoologi e altri esperti guideranno il pubblico a osservare e toccare con mano gli effetti concretissimi del cambiamento climatico sugli ambienti di cui il FAI si prende cura, e illustreranno strategie e progetti di adattamento e mitigazione, già avviati o futuri, dai grandi lavori alle buone pratiche che tutti possiamo e dobbiamo adottare.
Domenica 14 novembre 2021 alle Saline Conti Vecchi si parlerà di zone umide, l’ecosistema più importante per la storia dell’umanità.
A dispetto di ciò che normalmente viene insegnato, le grandi civiltà si sono evolute in prossimità di zone umide, come in Mesopotamia. Tuttavia, la storia ci parla solo dei fiumi che ad esse danno vita. Le zone umide, infatti, a causa della malaria sono spesso state associate alla malattia e alla povertà e in passato si è cercato spesso di bonificarle, prosciugandole.
Diverso è stato il destino, invece, di quelle zone umide destinate alla produzione di sale, di cui le Saline Conti Vecchi rappresentano un modello unico di sostenibilità ante litteram con la creazione di un ambiente in cui tutela ambientale, sviluppo economico e sociale andavano di pari passo.
Una passeggiata guidata a Porto San Pietro in compagnia della dott.ssa Vania Statzu, Vicepresidente di MEDSEA Foundation, che si occupa della tutela e la gestione sostenibile delle risorse marine e costiere della Sardegna e del Mar Mediterraneo, consentirà di comprendere come e perché le zone umide sono nuovamente a rischio a causa del cambiamento climatico. Siccità, aumento del livello del mare, alluvioni stanno mettendo in crisi questi ecosistemi, privando le popolazioni che vivono attorno dei fondamentali servizi che esse offrono: dal cibo all’uso ricreativo, da oasi di biodiversità alla funzione di mitigazione offerta da questi habitat rispetto al cambiamento climatico.
Oggi le zone umide sono l’esempio perfetto di Nature based Solutions ma si rischia di perdere questa opportunità, se non si agisce in tempo. Spesso bastano piccoli cambiamenti delle nostre abitudini per contribuire notevolmente alla riduzione delle emissioni climalteranti e alla conservazione delle zone umide.Oltre alla passeggiata guidata sono compresi nel biglietto il tour in trenino di 50′ all’interno della salina e la possibilità di visitare in autonomia gli edifici storici.
Vania Statzu, economista dell’ambiente, è vicepresidente e socio fondatore di MEDSEA Foundation dove si occupa di analisi e valutazione monetaria dei servizi ecosistemici, economia circolare, green economy e sustainable blue economy. Segue dal 2017 il progetto Maristanis, cofinanziato dalla Fondazione MAVA per la Natura e coordinato da MEDSEA Foundation, per la tutela e valorizzazione delle 6 aree Ramsar dell’Oristanese, in Sardegna. Svolge attività di ricerca in collaborazione con ricercatori di diversi centri di ricerca e università italiane e straniere sulle politiche ambientali e di sostenibilità, con particolare interesse per la gestione sostenibile delle risorse idriche, e relativi indicatori. Opera nel campo della consulenza ambientale per promuovere lo sviluppo sostenibile a livello territoriale e di azienda e svolge attività di divulgazione scientifica ed ambientale.
La serie di gare in SUV elettrici da corsa, Extreme E, ha confermato oggi i suoi programmi “legacy” (per il territorio) per il suo quarto X Prix in Sardegna. Le gare si svolgeranno il 23 e 24 ottobre ma per ridurre al minimo l’impatto locale, le gare Extreme E non saranno aperte agli spettatori, che potranno seguire l’evento in diretta TV e sui social media.
“Siamo quasi alla penultima gara della primissima stagione di Extreme E. Finora è stata un’avventura fantastica e sono così orgoglioso di ciò che abbiamo già realizzato quest’anno sia in pista che fuoristrada” afferma Alejandro Agag, fondatore e CEO di Extreme E.
Il Campionato Sportivo lavorerà con il team di MEDSEA (Mediterranean Sea and Coast Foundation) in Sardegna per sostenere due importanti progetti. Il primo si concentrerà su Green Carbon, come risposta ai devastanti incendi boschivi di quest’anno sull’isola, mentre il secondo progetto sosterrà la conservazione della Posidonia Oceanica, mitigando gli effetti dannosi del carbonio blu nelle acque del Mediterraneo.
Lavorando insieme a MEDSEA, Extreme E visiterà le aree più colpite dagli incendi. Il personale e i volontari della serie di gare incontreranno le comunità colpite e lavoreranno a fianco delle ONG locali, tra cui Legambiente. L’organizzazione è sul campo per sostenere il progetto di ripristino della foresta originaria. Inoltre, in collaborazione con Extreme E, EY presenterà e lancerà uno strumento di mappatura e rilevamento degli incendi boschivi che può aiutare i vigili del fuoco a prendere decisioni più tempestive e informate, a salvare vite e proteggere le proprietà e la biodiversità dai danni degli incendi.
Dall’altro lato gli scienziati di Extreme E in collaborazione con ENEL progettano insieme a MEDSEA di ripristinare le praterie di Posidonia oceanica nelle acque delle Aree Marine Protette intorno alla Sardegna. La ricerca ha dimostrato che la riforestazione delle praterie di posidonia può essere uno strumento efficace per ripristinare i danni e migliorare significativamente la funzione complessiva dell’ecosistema.
“È chiaro che dobbiamo affrontare le cause profonde dei terribili incendi che hanno distrutto non solo la Sardegna, ma tanti altri paesi” afferma Agag. “Sappiamo tutti che l’aumento delle temperature globali, causato esclusivamente dalle emissioni di gas serra, aumenta il rischio di incendi non solo qui ma ovunque. I titoli dei giornali ci mettono in allerta. Questa è un’emergenza e dobbiamo agire ora e cambiare per evitare che accadano ulteriori atrocità come questa. Inoltre, il nostro lavoro in Sardegna con MEDSEA ci consentirà di affrontare il problema del Blue Carbon causato dalla scomparsa delle praterie di posidonia e di lavorare per il reimpianto e la riparazione di questi vitali ecosistemi marini” continua fiducioso.
Nel mese di luglio 2021, in Italia si sono verificati 13.000 incendi in più di quanto non si fosse mai stato registrato prima. Diverse aree boschive della Sardegna sono andate completamente distrutte, costringendo gli abitanti dei comuni di Cuglieri, Sennariolo, Scano di Montiferro e Santu Lussurgiu a fuggire per mettersi in salvo. Questi rovinosi incendi hanno distrutto vaste aree di pascoli, ulivi e agricoltura e ucciso un numero enorme di animali e insetti, tra cui 30 milioni di api. L’emergenza ha provocato danni incalcolabili all’economia del territorio, alle risorse finanziarie di migliaia di persone e, non in ultimo, alla natura. Si stima che ci vorranno almeno 15 anni per ricostruire i 20.000 ettari di terreno colpiti.
“Il tempismo è cruciale per rafforzare la nostra missione di ripristinare e proteggere il Mediterraneo passando dalla conoscenza scientifica all’azione concreta e prevenendo così il degrado degli ecosistemi in pericolo. Negli ultimi 50 anni è andato perso più del 30% dell’estensione delle praterie di posidonia. Questo richiede urgentemente un’azione sugli ecosistemi per rivitalizzare la vita marina e affrontare il cambiamento climatico in Sardegna” conclude Agag.