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Anno: 2019

Buona politica, Don Ciotti: «Serve una rivoluzione culturale»

di Roberto Comparetti – giornalista, direttore de Il Portico, settimanale della diocesi di Cagliari

Marcia per chiedere lavoro degno e pace.

In duemila lo scorso 28 dicembre si sono dati appuntamento a Villacidro in occasione della XXXII Marcia della Pace, organizzata dalla Caritas di Ales – Terralba, in collaborazione con la delegazione regionale Caritas e il Centro Servizi Volontariato Sardegna Solidale.

Lungo le vie di Villacidro migranti, bambini, genitori, giovani, anziani, mondo laico ed ecclesiale, associazioni di volontariato, sportive, quelle impegnate accanto alle persone con disabilità, precari che portano avanti la loro battaglia per il lavoro, sindacati, rappresentanti della politica locale e regionale, giunti da tutta la Sardegna.

La Marcia è stata preceduta dalla preghiera introduttiva affidata al vescovo di Ales – Terralba padre Roberto Carboni:

La pace va costruita nella storia e nella quotidianità della vita.

Il primo passo è la solidarietà.

I partecipanti, dopo aver attraversato il centro della cittadina, sono giunti…

CONTINUA A PAGINA 13 DELLA RIVISTA DI FEBBRAIO 2019

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Crisi Venezuela, il popolo chiede democrazia

Intervista alla dott.ssa Arlen Haideé Aquino – Presidente di Arcoiris Onlus, venezuelana

Quella che si sta svolgendo in Venezuela non è una guerra civile.

Non ci sarà una guerra civile.

Quello a cui stiamo assistendo in questi giorni è l’espressione della libertà e della voglia di democrazia del popolo venezuelano.

La situazione è questa:

  • Il presidente dell’assemblea nazionale, Juan Guaidó, si è autodichiarato presidente ad interim. Non è stata un’azione arbitraria ma, in conformità con la costituzione venezuelana, ha dichiarato illegittimo il governo di Nicolas Maduro e dunque il suo incarico vacante.

Che cosa può fare l’Italia?

  • Avere il ruolo di osservatore, come richiesto dal Presidente dell’Assemblea Guaidó per contribuire a far si che le prossime elezioni presidenziali possano essere chiare e libere;
  • Non sostenere il governo dittatoriale di Maduro;
  • Dare aiuto umanitario: servono infatti medicine e cibo anche a causa della grande inflazione che sta subendo la moneta venezuelana, aiuti che Maduro non ha accettato da nessuna nazione dando la parvenza (attraverso la stampa nazionale) che questi beni non siano necessari.

Francesco Abate e la gioia di mettersi al servizio degli altri

di Andrea Matta – direttore

Francesco Abate durante l’evento di presentazione di Torpedone Trapiantati organizzato da Profilo Sociale e dalla Cooperativa STARTER al chiosco Controvento del Poetto di Quartu

Buon esempio e servizio: dallo scautismo all’impegno concreto nelle tante associazioni sarde e nazionali.

Francesco Abate, giornalista e scrittore cagliaritano, racconta la sua vita come un dono a undici anni dal trapianto di fegato.

Un anniversario celebrato qualche mese fa con un libro intitolato Torpedone trapiantati che gli ha permesso di girare la Sardegna e l’Italia per portare la sua storia.

Gli abbiamo chiesto di parlare del suo impegno verso gli altri.

Qual è stato il primo impegno preso nella tua vita?

Il mio primo impegno in generale risale ai primi anni Settanta con lo scautismo quando entrai nell’AGESCI da lupetto, dopo aver compiuto da poco sei anni.

La tua immagine è spesso collegata a tante associazioni o iniziative – Associazione Prometeo, Thalassa Azione, Peter Pan con l’iniziativa Bai e Dona – quanto ti senti legato a queste realtà?

Il primo impegno è stato per l’Associazione sarda Prometeo, nata come associazione per trapiantati di fegato, ora è una associazione di trapiantati.

Senza distinzioni.

Poi l’impegno per Thalassa Azione e Avis, quello per Ogliastra Informa, per l’Associazione Peter Pan, per l’Associazione Italiana Sclerosi Multipla.

Mi piace essere utilizzato e poter realizzare delle iniziative che sostengano le associazioni da un punto di vista economico perché hanno bisogno di essere sostenute per poter fare attività, farla nel migliore dei modi e poterla radicare sul territorio.

Dall’altra parte c’è la necessità di far conoscere al territorio le problematiche che queste associazioni portano.

Mi metto al loro servizio.

Gli impegni stanno crescendo perché sono al servizio dei centri regionali ai trapianti di diverse regioni italiane, del Centro Nazionale dei Trapianti, dell’AIDO di diverse regioni come Puglia, Emilia Romagna e Sardegna.

C’è tanto da fare e vorrei, sempre di più, dedicare il mio tempo nel ridare quel dono che ho ricevuto».

Cos’è cambiato e com’è cambiato il tuo modo di pensare dal tuo libro “Chiedo scusa” allo spettacolo “Ho chiesto scusa” a dieci anni dal trapianto?

Continua a pagina 9 della rivista di Febbraio 2019

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