Promosso dall’associazione Matrioska. L’iniziativa volta a valorizzare il protagonismo attivo dei giovani migranti e a promuovere la loro inclusione socio-lavorativa.
Nella sede di Arcoiris odv, a Quartu Sant’Elena, cinque ragazzi stranieri non hanno avuto difficoltà a dimostrare di che “stoffa” sono fatti. Ibrahim, Sulayman, Mamadou, Shathy, Ebrima, per rendere indimenticabile una giornata importante, hanno fatto indossare alle modelle gli abiti dei loro sogni. Spinti dal sogno di trasformare la loro passione per il cucito in un mestiere, hanno dimostrato talento, abilità e versatilità nell’arte sartoriale. Al termine di un percorso formativo hanno realizzato alcune collezioni di moda, frutto dell’incontro della tradizione tessile africana con quella sarda, tra il tessuto wax e la tradizionale “bisaccia” utilizzata come bertula. Lungo l’asse tradizione/innovazione ecco una interessante risposta ecosostenibile, in un’epoca contrassegnata dal consumismo e dal fast fashion. Una sfilata sul red carpet in una bella serata. Impreziosita da sonorità del Mediterraneo, crocevia di incontro delle diversità, tratte da Creuza de Mä, ultimo lavoro di Fabrizio de André, interpretate dai talentuosi Gerardo, Battista e Raoul.
Arcoiris ODV
La Matrioska – laboratorio tessile, creativo e sociale
La rappresentazione scenica organizzata dal “Teatro dell’Anime” diretto da Elisa Piano
Un folto e caloroso pubblico ha fatto da cornice all’esito scenico del laboratorio annuale di teatro condotto dalla regista Elisa Piano. Un laboratorio che è stato frequentato con assiduità e passione per nove mesi e che ha permesso al gruppo di allievi di cimentarsi in due importanti opere teatrali di due grandi drammaturghi. L’avaro di Molière e Le nozze di Cechov sono state interpretate con grande professionalità suscitando un sentito apprezzamento degli spettatori anche per l’impatto visivo esaltato dai costumi di scena.
Giovedì 16 maggio a partire dalle 15, presso l’Aula “Aldo Marongiu” del Palazzo di Giustizia, (piazza Repubblica Cagliari), è previsto l’incontro sul tema “Fare rete in rete. La tutela dei minori e delle persone vulnerabili in rete. Aspetti giuridici e psicoeducativi”.
L’evento è promosso dalla Diocesi di Cagliari e dal Servizio per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili, dall’Ordine degli avvocati cittadino, dalla Fondazione forense di Cagliari e dall’Associazione Meter dalla parte dei bambini. L’iniziativa si avvale inoltre della partnership di Giulia giornaliste, del Centro studi Domino e di Casa Emmaus.
Ai saluti iniziali dell’arcivescovo di Cagliari e segretario generale della Cei monsignor Giuseppe Baturi, dell’arcivescovo di Oristano e delegato della Conferenza episcopale sarda per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili monsignor Roberto Carboni, della questora di Cagliari Rosanna Lavezzaro, del presidente dell’ordine degli avvocati Matteo Pinna e della garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza Carla Puligheddu, seguiranno le relazioni.
Sono diverse le tematiche che verranno trattate nel corso del convegno dagli interlocutori chiamati ad intervenire. Tra i relatori don Fortunato Di Noto, fondatore dell’Associazione Meter per la lotta contro la pedofilia e la tutela dell’infanzia in Italia e nel mondo. La dottoressa Eleonora Ninu, presidente dell’Osservatorio cybercrime Sardegna, il dottor Marco Cocco Sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Cagliari, l’Avvocata Valeria Aresti del Foro di Cagliari e del Tribunale apostolico della Rota romana, membro del Servizio diocesano tutela minori e professor Silvano Tagliagambe filosofo, fisico ed epistemologo.
L’evento riconosce crediti formativi da parte dell’Ordine degli avvocati.
Accoglienza, integrazione e nuove generazioni di immigrati tra i temi affrontati durante la Giornata Mondiale del Rifugiato, tenutasi oggi nella Sala degli Affreschi presso l’Ex Convento dei Cappuccini, nell’ambito del progetto SAI (Sistema accoglienza e integrazione) San Fulgenzio portato avanti dalla Chiesa di Cagliari – attraverso la Fondazione Caritas San Saturnino – e dal Comune di Quartu Sant’Elena.
“Nel 2022 abbiamo contato la cifra record di 110 milioni di rifugiati nel mondo, 44 milioni dei quali sono minorenni – ha esordito il Sindaco Graziano Milia -. Sono numeri impressionanti e dobbiamo quindi avere la capacità di affrontare questo problema, consci del momento storico che stiamo vivendo, perché col passare del tempo la situazione potrebbe diventare ancora più preoccupante. Troppo spesso ci si dimentica delle tante guerre e crisi internazionali che affliggono il mondo. Nessuno ad esempio parla più di Siria, un disastro che abbiamo contributo a generare. Ma penso anche alla Tunisia, all’Egitto. La capacità della nostra società di affrontare queste questioni è sempre più bassa. E il problema è nella nostra cultura. Pertanto – ha proseguito il Primo Cittadino – condivido la volontà di Papa Francesco di ricordare e sottolineare spesso questo problema. E lo stesso dobbiamo fare noi. Impegnandoci a promuovere con estrema costanza il sostegno, l’accoglienza, la formazione, l’istruzione. Noi siamo onorati di poter ospitare questa Giornata a Quartu e siamo a disposizione per tutto quello che sarà necessario e potremo fare con le nostre possibilità”.
Nel 2022 sono stati 350mila i richiedenti asilo presenti in Italia, di cui il 41% provenienti dall’Ucraina, come ricordato dal direttore della Caritas diocesana don Marco Lai che ha coordinato i lavori: “È un fenomeno che riguarda l’umanità, in una dimensione transnazionale che ci dimostra che non c’è progresso senza incontro, e proprio ciò genera le grandi civiltà”. In Sardegna sono 48.400 gli immigrati presenti: “Un’opportunità anche per il nostro territorio locale, segnato da deriva demografica, che occorre valorizzare offrendo percorsi di reale integrazione e valorizzazione delle persone“.
La consapevolezza che la libertà di partire debba essere connessa a quella di restare e che ciò sia possibile solo se ci sono condizioni di vita dignitose, come ricordato nel messaggio dell’arcivescovo mons. Giuseppe Baturi, è il tema al centro anche della prossima Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato “Liberi di scegliere se migrare o restare”, che si terrà il prossimo 24 settembre. Lo stesso Arcivescovo nel suo testo ha ricordato che “i processi di integrazione fanno bene anche a chi accoglie perché permettono la formazione di una cultura aperta e capace di comprendere il tempo che viviamo, capace di dare speranza, promuovendo un’azione sociale che tenda allo sviluppo integrale dell’uomo, in grado di coniugare presente e futuro“.
“I popoli in fuga dalle guerre – ha detto l’Assessore Regionale al Lavoro Ada Lai – dalle persecuzioni, dai disastri ambientali, dallo sfruttamento e dalla fame devono essere considerati una risorsa per la nostra società. Dobbiamo essere in grado di offrire loro un’opportunità, oltre che il bene prezioso della libertà e della speranza. L’integrazione passa per il lavoro, con il suo valore simbolico e materiale. Il lavoro, infatti, al di là dell’aspetto strettamente economico, legato alla sussistenza personale, innesca dinamiche positive individuali e sociali. Ricordo altresì che lo stesso PNRR prevede l’inclusione come precondizione per ogni progetto. L’immigrazione è una sfida epocale – ha ribadito – non solo per i Paesi che si affacciano nel Mediterraneo, ma per tutta l’Europa. Ci riguarda tutti, nessuno escluso. Viviamo un tempo di cambiamenti e di grandi movimenti di persone, ma la storia ci insegna che le migrazioni sono sempre esistite. Per questo la crescita dei flussi migratori, che oggi suscita solidarietà ma anche reazioni di paura, deve essere non solo governata, ma anche spiegata e compresa, per decifrare l’attualità e il contesto socio-economico dei nostri tempi”.
Tra gli interventi, quello di Marco Sechi della Regione Sardegna, che ha illustrato il Piano Annuale Regionale per l’immigrazione e le politiche di inclusione socio-lavorativa, già condiviso con la Consulta regionale dell’Immigrazione, che quest’anno prevede la pubblicazione di un avviso in favore delle associazioni del territorio per la realizzazione di progetti finalizzati all’inclusione socio-lavorativa delle seconde generazioni.
Il Comune di Quartu resta in prima linea sul tema immigrazione. “L’Amministrazione sta facendo tutto quanto è nelle sue possibilità, aderendo anche alla formazione realizzata dalla Prefettura, per dare risposte a queste persone – ha dichiarato la Dirigente dei Servizi Sociali Lorena Cordeddu -. Nonostante ciò con la carenza di personale allo stato attuale fatica. Occorrerebbero infatti figure professionali dedicate, che vadano oltre la progettualità casuale. Sarebbe pertanto opportuno puntualizzare già nell’ambito del Piano Annuale Regionale la necessità di un programma istituzionale consolidato e capillare nel territorio. Potremmo così dar gambe a un sistema di servizi stabile e continuativo nel tempo”.
Il fenomeno migratorio– ha aggiunto l’Assessore Comunale alle Politiche Sociali e Generazionali Marco Camboni – interessa profughi che scappano dalle guerre, dalle crisi alimentari, dall’emergenza climatica. E noi spesso non siamo pronti. Perché l’inclusione non è solo accettare le persone che arrivano da un’altra cultura, la comunità deve anche saper offrire a questi uomini e a queste donne le stesse opportunità anche se quella persona vuole mantenere la sua diversità. Ecco perché più che di integrazione bisogna parlare di inclusione. Nel Comune di Quartu accogliamo 2600 cittadini stranieri ed extracomunitari, alcuni dei quali frequentano la scuola, altri lavorano – ha poi spiegato -. A causa della pandemia e poi anche della guerra in Ucraina il numero è aumentato, e molti hanno dovuto ricorrere al sostegno pubblico. L’impegno da parte nostra non è di certo mancato e ha portato alla creazione di uno sportello per gli stranieri, all’avvio di interventi per la fruizione dei servizi territoriali e al finanziamento di progetti di inclusione sociale dedicati soprattutto ai ragazzi. E le risposte sono state importanti: i ragazzi sono stati pienamente coinvolti e ci hanno raccontato le loro speranze, condividendo con noi il sorriso”.
Il SAI San Fulgenzio – uno dei 15 presenti a maggio 2023 nell’Isola (di cui 4 dedicati a minori stranieri non accompagnati), con 397 posti disponibili complessivamente – nel 2022 ha accolto 52 persone, per la maggior parte titolari di protezione sussidiaria e speciale. Nell’ambito dello stesso progetto sono stati attivati anche alcuni tirocini formativi, per favorire l’inserimento lavorativo dei ragazzi. Inoltre, non va dimenticato il servizio di accoglienza nei CAS – Centri di accoglienza straordinaria: erano 1186 gli ospiti al 31 dicembre 2022 nei CAS dell’Isola; quelli della Caritas (6 in tutto) accolgono 162 ospiti, di cui 55 minori, per la maggior parte di nazionalità ucraina.
Tra i temi affrontati durante la Giornata mondiale del Rifugiato 2023 nell’ambito del progetto SAI San Fulgenzio anche quello relativo all’integrazione delle seconde generazioni di immigrati, con le testimonianze di alcuni giovani immigrati cresciuti nell’Isola. È stata inoltre l’occasione per presentare la mostra “Nuove generazioni, i volti giovani dell’Italia multietnica”, visitabile nella Casa Museo Sa Dom’e Farra (via Eligio Porcu 143) oggi martedì 20 giugno dalle 16 alle 20; domani mercoledì 21 giugno dalle 9 alle 13 e dalle 16 alle 20, e giovedì 22 giugno dalle 9 alle 13 e dalle 16 alle 20.
Nella mattinata di lunedì 24 aprile, nei locali del Seminario arcivescovile di Cagliari, l’arcivescovo di Leopoli monsignor Mieczysław Mokrzyckiha incontrato la stampa locale e il clero diocesano, alla presenza del vescovo di Cagliari e segretario generale della Cei monsignor Giuseppe Baturi.
Il presule, a Cagliari in occasione dei festeggiamenti di Nostra Signora di Bonaria, ha offerto la sua testimonianza rispetto al conflitto in atto in Ucraina da oltre un anno.
«Quando è scoppiata la guerra – afferma – la gente in tutto il Paese era spaventata e ha tentato la fuga, soprattutto verso la Polonia e l’Europa in generale. Le persone stavano in fila per tre o quattro giorni. Nel nostro territorio, quello dell’arcidiocesi di Leopoli, si sono fermati tanti profughi, e alcuni stanno ancora da noi, mentre altri – precisa – hanno fatto ritorno alle loro case. È sempre vivo il nostro impegno per assistere queste persone, facendole sentire a casa».
Secondo i dati UNHCR, aggiornati al febbraio 2023, gli ucraini rifugiati all’estero dall’inizio del conflitto sono 13 milioni. Mentre sono quasi 18 milioni coloro che hanno bisogno di assistenza umanitaria. Sempre secondo i dati aggiornati ci sono 5,9 milioni di sfollati all’interno del Paese, di cui 1 milione composto da bambini.
Monsignor Mieczysław Mokrzycki spiega che «grazie agli aiuti umanitari che noi riceviamo da tutta la Chiesa in Europa – sottolinea – possiamo aiutare le persone a sopportare questi difficili periodi della loro vita, nella quale hanno perso tutto. E questo è molto importante in questo momento».
Le persone aiutate dalla Caritas ucraina sono 6 milioni, ma notevole è stato, ed è tutt’ora, l’impegno messo in campo da Caritas italiana che in totale, dallo scoppio del conflitto, ha sostenuto oltre 20 mila persone, coinvolgendo 90 diocesi in servizi di accoglienza, comprensivo del progetto «Apri Ucraina», finalizzato a creare migliori condizioni di integrazione a favore dei profughi.
«Noi ucraini – dettaglia – siamo molto grati al popolo italiano per questa solidarietà e vicinanza, espressa anche attraverso le preghiere che ogni giorno si rivolgono a Dio. Ringraziamo per aver accolto tanti profughi ucraini nel vostro Paese, dove sono certo che la nostra gente trova grande solidarietà. Durante i miei studi in Italia – conclude – prima accanto a papa Giovanni Paolo II e poi a Papa Benedetto XVI, ho potuto conoscere il popolo italiano che è molto cordiale, amichevole e aperto al bisogno degli altri».