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Guerra, immigrazione e speranza: Manu Invisible racconta i 50 anni da Pratobello

Vuoto“. È questo il titolo della nuova opera di Manu Invisible. L’artista ha scelto Orgosolo, la capitale rivoluzionaria della Sardegna, per la sua composizione che parla di guerra, immigrazione e speranza.

Il luogo non è casuale. Da una parte ci sono i prossimi cinquant’anni dai fatti di Pratobello, la rivolta antimilitarista del 1969. In quell’occasione, il paese scese in piazza per dire no all’occupazione militare che avrebbe fatto diventare l’area un poligono di tiro. Dopo tre giorni di resistenza pacifica, i militari si ritirarono.
Dall’altra, l’annuncio della visita di Eugenio Zoffili, referente nell’isola della Lega e del vice premier, Matteo Salvini, a pochi giorni dall’attentato avvenuto nella nuova caserma dei carabinieri di Orgosolo.

Lo street artist sardo ha deciso di anticipare la visita di Zoffili con il lancio di una nuova parola. «Nella composizione – racconta l’artista sulla sua pagina facebook – scafisti in cerca di una meta, mani che si innalzano verso il cielo, la Sardegna vista dall’alto, nella mappa, gran parte dei principali avamposti Nato presenti nell’isola evidenziati in rosso, nel punto che va a indicare l’industria missilistica di Domus Novas c’è scritto invece «Yemen». L’unico punto segnato di colore verde nella composizione è Orgosolo, che con la rivolta di Pratobello ha neutralizzato l’insidia della militarizzazione nell’area di Pratobello, tra Fonni e Orgosolo. In alto a destra appare il corpo senza vita di Alan Kurdi il bambino siriano di tre anni morto per annegamento in un viaggio di salvezza, in basso a sinistra invece, l’ispirazione a “Guernica” la celebre opera di Picasso che parla della strage bellica nella città omonima , e disegna la mano che impugna una spada spezzata, (simbolo dei conflitti bellici) mentre impugna “Su Lizu” il giglio simbolo di Orgosolo».

Due nuove opere per Manu Invisible

Si chiamano “Sguardi” e “Appartenenza” le due nuove opere dello street artist cagliaritano, Manu Invisible, ospitate e commissionate dal Museo Archeologico Nazionale di Cagliari a fine 2018.

“Appartenenza” racconta le Domus de Janas e le statue commemorative di Dee madri “un epoca in cui la donna, in Sardegna e nel Mediterraneo era vista come divinità, simbolo di abbondanza e di luce, non la figura strumentalizzata dai media che conosciamo oggi.
La Donna ha da sempre avuto un unico ruolo, quello di dare e ricevere la vita” scrive l’artista sulla sua pagina facebook.

L’opera “Sguardi”, ospitata nell’aula conferenze del Museo, è un omaggio agli sguardi solenni dell’epoca nuragica. “Giganti di Mont’e Prama, Bronzetti di guerrieri o Dea madre, ma anche il busto di Traiano e la Maschera Ghignante di origine Fenicia, che continuano a osservarci attraverso un profondo senso di appartenenza, un concetto antico di migliaia di anni, che ancora ci rappresenta” racconta l’autore in un post.

[Foto tratte dalla pagina facebook Manu Invisible]

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