Il turismo sarà uno dei principali argomenti della campagna elettorale. Sul tema, arriva la proposta di legge, avanzata da Antonello Peru e Alessandra Zedda (Forza Italia), che prevede una tassa a carico dei non residenti in Sardegna a fini turistici e a prescindere dalla struttura ricettiva prescelta. Una tassa regionale di sbarco che semplificherebbe la vita dei turisti e degli albergatori perché verrebbe riscossa direttamente al momento dell’emissione dei biglietti aerei o navali e che renderebbe omogeneo in tutta la Regione il contributo economico richiesto ai viaggiatori.
L’imposta di soggiorno in vigore è prevista da una legge nazionale e viene prelevate dalle strutture ricettive interessate, dai Comuni che la applicano per i giorni di permanenza ma che lasciano esenti gli hotel. Secondo i due consiglieri regionali, a fronte dei quattordici milioni di arrivi nel 2017, solo tre milioni hanno pagato la tassa di soggiorno. Questo ha permesso un introito di trenta milioni per i Comuni. «Con l’imposta di sbarco, a pagare sarebbero tutti i turisti, e ai Comuni inseriti nell’elenco regionale delle località turistiche o città d’arte andrebbero circa 45 milioni di euro da ripartire in proporzione al numero di presenze turistiche, sulla base di un contributo nel biglietto di 3 euro. Restano fuori, ovviamente, i centri che preferiscono continuare ad attuare la tassa di soggiorno» riporta il sito Ansa.it. Per la Zedda si tratta di un metodo per avere una tassa uguale per tutti e che esonerebbe alcune categorie come le scolaresche e chi arriva nell’isola per motivi di lavoro e salute.
Pronta la risposta dell’assessore regionale al Turismo, Barbara Argiolas (PD): «La proposta di una tassa di sbarco per i turisti che scelgono la Sardegna è esattamente ciò di cui non ha bisogno la nostra isola per rafforzare il suo richiamo turistico. Chi fa turismo sa bene che oggi la Sardegna ha bisogno di essere riconosciuta come destinazione accogliente e ospitale, facilmente raggiungibile dal resto d’Europa e dal mondo in tutti i mesi dell’anno. Una nuova tassa, cioè una barriera d’ingresso, avrebbe una ricaduta d’immagine e comunicativa a dir poco nefasta».
«La possibile applicazione di una doppia imposta in quei Comuni che non volessero rinunciare alla “loro” tassa di soggiorno – prosegue la Argiolas – sulla base di quale criterio verrebbero redistribuiti i proventi? Le presenze dichiarate che dicono di essere stimate al 25%? Dilettantismo e approssimazione portano solo disastri: l’unica ricaduta possibile quando si lanciano proposte su argomenti che non si conoscono». «A mio parere, una Regione seria, invece di inventarsi nuove tasse, deve lavorare per combattere l’abusivismo in tutti i settori e non solo in quello alberghiero. E soprattutto deve lasciare ai Comuni la facoltà di decidere in autonomia se applicare o meno la tassa di soggiorno, che non è una originale pensata sarda ma un contributo che i turisti conoscono e pagano abitualmente in tutte le parti del mondo» ha concluso l’assessore regionale.